Cambiamento

StefanoFrancavilla/ Ottobre 6, 2021/ Psicologia e Crescita Personale

Perchè a volte il cambiamento fa paura?

Il cambiamento, uno dei concetti più complessi per l’essere umano moderno, in un periodo storico fatto di costanti novità, modificazioni, perdite e aggiunte. Cambia costantemente tutto, lo gridavano già i saggi del passato? Eraclito con Pantha Rei, così come Buddha con il concetto di Anitya avevano ben compreso che tutto cambia e nulla rimane fermo, ma più che cambiare forse meglio dire si trasforma. La domanda sorge spontanea: perché a volte il cambiamento fa paura?

“Non si può discendere due volte nel medesimo fiume e non si può toccare due volte una sostanza mortale nel medesimo stato, ma a causa dell’ impetuosità e della velocità del mutamento essa si disperde e si raccoglie, viene e va” 

Eraclito

“Non c’è niente di costante, tranne il cambiamento”

Gautama Buddha

Photo by kazuend on Unsplash

Il cambiamento ti mette in prospettiva emozioni diverse, emozioni spesso difficili da gestire, tanto da bloccarti in quello stato che ormai conosci bene, dove nonostante l’insoddisfazione e la frustrazione hai la percezione di poterlo gestire e sopportare. In questo caso, la lamentela, la rassegnazione e la speranza che qualcosa di esterno (il c.d. miracolo) rimescoli le carte in tavola così da non esserne pienamente responsabile, sono le strategie e gli atteggiamenti più comuni.

“Leggiamo il mondo in modo sbagliato e diciamo che esso ci delude”

Tagore, Uccelli Migranti LXXV

Comfort Zone

Si parla spesso di Comfort Zone, uno stato psicologico dove ti senti al sicuro e hai la sensazione di avere un certo controllo su quelle che sono le tue abitudini, modo di pensare, vivere le relazioni, lavorare ecc. E’ una zona franca o almeno ne hai la percezione.

Nella Comfort Zone possono accadere tre cose:

  1. Puoi avere la percezione che sia stabile nel tempo. Qui ci sono scarsi stimoli di crescita, nessun miglioramento. All’inizio i livelli di ansia, frustrazione e insoddisfazione sono bassi ma nel momento in cui ti rendi conto che potresti esserne intrappolato questi livelli aumentano. Di solito è il momento in cui dovresti prendere in mano la situazione e comprendere cosa fare, se non fai questo le strategie di cui sopra prendono piede.
  2. C’è un cambiamento improvviso non calcolato e non desiderato. Livelli di ansia alti, percezione del rischio aumentati, visione del futuro non positivo e molti stimoli difficili da gestire. Può succedere che il crollo delle certezze della condizione precedente ti faccia cadere giù rimanendo ancorato al passato e non ti dai modo di guardare oltre, questo spesso richiede uno sforzo che per quanto faticoso sia è necessario trovare la forza, in pratica sei tu che scegli se rimanere giù o raccogliere le forze per darti una spinta e risalire. Oppure può accadere che per quanto tu abbia la percezione che la situazione sia disastrosa e l’istinto è quello di trovare un capro espiatorio pian piano le cose cambiano o meglio, comprendi che è il caso di rimboccarsi le maniche e sfruttare la forza interna che hai dentro. Inizi ad intravedere delle opportunità di crescita e puoi guardare il futuro con un certo orgoglio. In entrambe le situazioni hai sempre la possibilità di chiedere aiuto o conforto, può capitare che confrontarsi nelle relazioni vicine o scegliendo di iniziare percorsi terapeutici aumentino la tua consapevolezza chiarendoti le idee.
  3. La Comfort Zone ti sta stretta, senti una spinta interna verso il cambiamento. Livelli di ansia incrementati ma hai ancora l’illusione di controllo, percezione del rischio alta ma pensi che possa essere solo un momento. Comprendi che non è solo un momento ed inizi a sentire insoddisfazione e frustrazione. Qui puoi scegliere due strade. La prima strada è mettere in atto strategie come il lamento, in questo caso ci si lamenta proprio delle cose cosi come stanno, che non cambiano mai, “sempre la solita routine” e cosi ci limitiamo a dare colpe al governo, alla società, “alla mamma” (semi-cit. Freud), al compagno/a, al capo ecc. Il lamentarsi, a questo punto, diventa una strategia efficace per rendere più accettabile l’ansia che deriva dalla spinta interna di cui abbiamo poca familiarità, concentrandoci sulla responsabilità (spesso inesistente) che hanno gli altri sulla nostra condizione. Puoi rassegnarti che questa debba essere la condizione che devi vivere perchè in qualche modo “te la meriti”, oppure perchè “la società funziona così”. Puoi rimandare e cercare di non pensarci distraendoti in qualunque modo cercando di non ascoltare i tuoi pensieri e sensazioni. Ad ogni modo ti avviso, qualunque sia la strategia per tappare il vuoto creatosi, la “rottura” ormai è avvenuta. Cosa resta da fare? Non ti resta che ascoltare la spinta interna e concentrarti sul comprendere quali sono i tuoi veri bisogni. Qui mi collego alla seconda strada, quella vincente ed è vero a volte è “facile a dirsi, ma nella pratica questo ostacolo sembra una montagna” ma è vero anche che più sei consapevole, più la tua intelligenza emotiva è sviluppata più capacità hai di agire prima che diventi una montagna. Prendersi la responsabilità di sé stessi, della propria condizione, dei propri bisogni e scegliere di migliorare, di crescere e di prendere in mano la propria vita è il primo modo per uscire dalle “trappole” in cui scegli di metterti. Ricorda, in ogni caso non sei mai solo, queste situazioni sono molto comuni e se ne senti il bisogno chiedi aiuto.

Di solito una delle emozioni più sentite in queste situazioni è la paura. Paura di fallire, paura di un rifiuto, paura di essere abbandonati, paura di rimanere da soli, paura di sentirci a disagio, del giudizio, di soffrire o di far soffrire, di non essere all’altezza. Sono paure molto comuni e di base c’è la costante dell’incertezza.

Io la vedo così, non è l’incertezza del cambiamento che ci fa soffrire ma è l’abitudine alla certezza e al credere di avere tutto sotto controllo che ci rende impotenti. Ogni cambiamento anche il più orribile, doloroso, faticoso porta con se il vecchio ma ci regala la possibilità del meglio. C’è da rimboccarsi le maniche, lavorare sodo su te stesso e non esistono bacchette magiche, hai tutto l’occorrente dentro di te.

“Non è l’incertezza del cambiamento che ci fa soffrire ma è l’abitudine alla certezza e al credere di avere tutto sotto controllo che ci rende impotenti.”

Quindi cosa serve per gestire il cambiamento?

Credo fermamente che una delle risposte a questa domanda sia: il tempo.

Non perdere tempo a fare una scelta che possa migliorarti la vita e renderti felice da una parte, dall’altra, quando ad esempio il cambiamento non lo decidi tu ma è la vita a somministrartelo prendi il tempo e abbi pazienza per comprendere, aumentare la tua consapevolezza e curare quelle che sono le ferite interne che il cambiamento ti ha causato, senza avere fretta. Attenzione non parlo di rassegnazione ma di accettazione. Accettare, accettarti permette di raccogliere quelle che sono le tue forze interne, le tue competenze di vita che occorrono per superare qualunque ostacolo.

Un’altra risposta è: l’amor proprio.

Scegliere di amare te stesso, scegliere di migliorarti, ti mette sulla strada buona dei tuoi obiettivi, ti rende più sicuro e più attento ai i tuoi bisogni interni. Dall’altra parte, quando il cambiamento avviene e ci colpisce, l’amor proprio è quello che ci restituisce la dignità e la consapevolezza di avere la giusta forza interna per superare quell’ostacolo.

Buona scalata!

Photo by Joshua Earle on Unsplash

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P.S. Nei miei articoli ho scelto di usare il maschile sovraesteso “neutro”. Significa che per una lettura più pratica e scorrevole ho declinato la possibilità di utilizzare caratteri come la scwha, asterisco o altro.

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